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Ma esiste la lingua sarda? Si tratta di una vera lingua o di dialetti troppo diversi tra loro? È giusto unificarla? Quanti la parlano? E come? In questo libro si propone uno sguardo nuovo, appassionato, documentato e chiaro della situazione linguistica della Sardegna. L'autore mette il lettore in condizione di farsi un'idea in merito a pregiudizi e stereotipi, spesso di origine esterna, ma introiettati e poi diffusi dalle classi dirigenti alla società, che impediscono a tutt'oggi un pieno recupero della diversità linguistica isolana. Le cosiddette verità "scientifiche" dell'arcaicità del sardo, della sua presunta vicinanza al latino, della mutua incomprensibilità dei dialetti, della sua "anomala" frammentazione, della divisione convenzionale e forzata in logudorese e campidanese, dell'incapacità di produrre termini astratti o tecnici moderni, della sua "genuinità" popolare contrapposta all'artificiosità letteraria, dell'impossibilità di avere una letteratura e uno standard ortografico, sono analizzate e scandagliate con metodo razionale. Un lavoro che cerca di ridare al sardo la sua normalità di lingua amata e parlata dai sardi nel rispetto degli altri popoli.